È caldo e piacevole come un parquet di legno e sembrerebbe proprio vero massello verniciato, ma è pressoché indeformabile, molto più resistente, durevole e decisamente più facile da pulire.
Inoltre, a differenza dei pavimenti tradizionali, viene generalmente posato con il sistema galleggiante, su qualunque tipo di sottofondo (cioè adagiando le tavolette su un morbido strato isolante, senza incollarle alla soletta), sistema che permette anche agli inesperti risultati impeccabili.
Tutti i laminati possono essere posati sia a secco sia incollando fra loro gl’incastri, ma è solo con il secondo sistema che si ottiene un’impermeabilità perfetta anche in corrispondenza delle giunzioni.
Un pavimento di laminato non ha paura di niente (tant’é che è adatto anche in bagno e cucina) e bisogno di quasi niente. Salse, bevande e fango delle scarpe vengono via con un panno umido; una sigaretta accesa non lascia alcuna traccia di bruciatura; per le macchie ostinate è sufficiente un po’ di acetone. E la superficie mantiene la sua lucentezza e impermeabilità senza cera, lavata con acqua e un po’ di delicato detersivo.
Il sottopavimento
Per eliminare le piccole irregolarità del sottofondo, si utilizza un sottopavimento di polietilene, polistirolo o fibra che, secondo lo spessore e il materiale, accompagna sporgenze fino a 1 – 1,5 – 2 e perfino 3 mm azzerandone l’effetto.
Gli strati del laminato
Un laminato di qualità superiore è formato da almeno quattro strati. Partendo dal basso abbiamo: uno strato di resina, che contribuisce ad appianare le irregolarità del sottofondo; una tenace anima di HD (pannello formato da piccole fibre di legno, agglomerate e compresse ad alta densità), che forma la struttura rigida del laminato e presenta ai lati la linguetta e la gola per gl’incastri; uno strato stampato in profondità con disegni che riproducono fedelmente le venature del legno; una robustissima pellicola trasparente superiore resistente all’usura.
La posa del laminato
Benché il laminato sia quasi insensibile all’umidità e agli sbalzi termici, un minimo si dilata e ritira anch’esso. Di conseguenza, quando si dispongono le tavole perimetrali, bisogna distanziarle di qualche millimetro dal muro adoperando piccoli cunei distanziatori, che spesso vengono anche forniti con il kit degli strumenti di posa. A pavimento ultimato, queste fessure lungo il contorno verranno nascoste dai battiscopa fissati alle pareti o dai bordini di rifinitura.
Gli unici punti destinati a restare scoperti sono quelli in corrispondenza di sporgenze non rifinibili (come il controtelaio della porta), che vanno quindi sagomati con particolare cura.
Gli incastri maschio e femmina presenti lungo le coste del laminato sono piuttosto precisi e quindi richiedono un po’ di forza per essere uniti. Nei kit in commercio con gli strumenti di posa è sempre presente uno speciale tacchetto che, sistemato di costa contro la tavoletta, permette di martellare senza rovinare gli incastri.
Profili di collegamento
Oltre alle tavolette e agli attrezzi per la posa, le case migliori offrono anche ogni genere di accessorio per la rifinitura. Il battiscopa va fissato al muro, in modo da lasciare il pavimento sotto di sé libero di muoversi. Laddove non è possibile montare una rifinitura a parete o nel caso in cui se ne desideri una che dia meno nell’occhio, al posto del battiscopa si possono montare dei profili di rifinitura, studiati anch’essi in maniera tale da permettere un fissaggio elastico.
Si possono trovare profili sia metallici sia di laminato. I primi sono studiati per assicurare l’aggancio degli ultimi pezzi al resto del pavimento in corrispondenza
di una soglia o una scala e si fissano con viti le cui teste restano nascoste. I secondi servono per compensare dilatazioni eccessive, adattare il livello a notevoli differenze d’altezza (fino a oltre 1 cm) o delimitare il parquet rispetto agli altri pavimenti.